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Indicatori: passato o futuro?
Alfa Ambiente 18:20 0
Parafrasando Eduardo Galeano, gli obiettivi e gli indicatori
sono come l’orizzonte, servono per camminare.
Ma in avanti!
Troppo spesso, infatti, gli indicatori vengono
usati principalmente per rappresentare il passato: ma così è come guidare
un’automobile guardando lo specchietto retrovisore.
A mio avviso gli indicatori andrebbero usati come un
periscopio, per guardare avanti, cercare la strada migliore per evitare i
pericoli che incontriamo lungo il percorso per raggiungere i nostri obiettivi.
La complessità degli indicatori, degli algoritmi e degli
strumenti da utilizzare è direttamente proporzionale alla dimensione ed alla
complessità del problema da affrontare e del contesto, e inversamente
proporzionale all’esperienza e alla capacità di chi li legge.
Spesso però indicatori e algoritmi semplici, implementabili
con dati e strumenti che tutte le aziende hanno a disposizione (a volte basta
un foglio elettronico…) possono dare quel contributo di conoscenza che serve a
fare un passo avanti e camminare “verso l’orizzonte”, che nel nostro ambito di
competenza è costituito dalla capacità di sostenere l’attività aziendale nel
rispetto della salute e sicurezza delle persone e della qualità dell’ambiente,
e contribuire alla “sostenibilità” complessiva dell’azienda.
In un post precedente abbiamo parlato del ruolo delle
persone, oggi parliamo dei dati, con un esempio: la normativa impone alle
aziende di registrare gli incidenti, ma farlo senza poi attivare i processi di
individuazione delle cause e delle azioni di miglioramento, essi resterebbero
il risultato di una contabilità a posteriori, uno specchietto retrovisore.
Estendiamo il perimetro di analisi: tutte le aziende devono
mantenere la storia professionale e formativa delle persone, registrare gli
interventi dell’infermeria, gestire le giornate di assenza per malattia o
infortunio.
Correlare questi dati è relativamente semplice, e
consentirebbe di analizzare l’impatto della formazione su quegli eventi: il
tipo di formazione, la persona che l’ha erogata, la composizione dell’aula, il
momento in cui è stata erogata, sono tutti fattori che (anche presi
singolarmente) possono dire qualcosa su come organizzare la formazione nel
futuro: non solo la formazione obbligatoria sulla sicurezza, ma anche quella
tecnica.
La sicurezza delle persone e la produttività possono
sicuramente beneficiare di percorsi formativi efficaci, in cui siano
valorizzati gli aspetti qualitativi: la docenza, la composizione dell’aula, la propedeuticità
degli argomenti, la possibilità di “provare” le nozioni apprese, la
integrazione tra nozioni tecniche e soft skills.
Allo stesso modo, leggere la storia delle assenze e del
lavoro dell’infermeria correlandola con la tipologia delle persone coinvolte,
la loro storia professionale e il loro impiego in azienda può dire molto sul
miglioramento possibile nell’organizzazione del lavoro, nei cicli di
manutenzione, nella pianificazione della formazione, nella gestione dei
fornitori.
Le parole magiche sono “qualità” e “correlazione”: che
indubbiamente introducono un fattore di complessità rispetto alla lettura di
dati “semplici”, ma offrono molte opportunità. Del resto, queste pratiche sono
ampiamente diffuse per raggiungere obiettivi di vendita e di marketing;
l’estensione di questi strumenti, tecnologie e competenze ad ambiti come
l’ambiente e la sicurezza nei luoghi di lavoro potrebbe (a costi relativamente
bassi) migliorare la vita delle persone, che restano il patrimonio principale
delle aziende e il riferimento primario di ogni progetto di sostenibilità.