Nella scorsa del 29 settembre abbiamo visto quanto la disciplina operativa del Project Management, sino a poco tempo fa poco conosciuta
Cari amici, ben trovati!
Nella scorsa del 29 settembre abbiamo visto quanto la disciplina operativa del Project Management, sino a poco tempo fa poco conosciuta e considerata tutt’al più applicabile solo alle grandi opere, venga ora sempre più compresa come strumento insostituibile per gestire con successo ogni tipo di progetto, sia nel settore privato che nelle Pubbliche Amministrazioni anche in considerazione della quantità di progetti che si stanno avviando con i fondi del PNRR.
Avevamo visto che le competenze e le abilità richieste al Professionista Project Manager (PPM) – certificato secondo la UNI 11648 – per gestire con efficacia un progetto hanno un approccio fortemente interdisciplinare – ormai universalmente riconosciuto – rappresentato secondo tre direttrici sinteticamente denominate:
- Hard skills
- Soft skills
- Context skills
Al riguardo delle prime, su cui qui ci soffermiamo, la Norma UNI 11648 sopra citata fa riferimento alla Norma UNI/ISO 21500:12 che, come sappiamo, è stata radicalmente sostituita dalla Norma UNI/ISO 21502 di recentissima emanazione, già recepita dalla UNI anche se in lingua inglese in attesa di essere tradotta.
Una panoramica delle maggiori differenze sarà fatta nel webinar del 21 ottobre al quale vi invitiamo a partecipare; adesso, in questo piccolo spazio, anticipiamo soltanto che essa comporta delle importanti novità che danno alla disciplina del Project Management una struttura più aderente a ciò che già da tempo succede nelle Organizzazioni – profit, no profit, pubbliche o private che siano, le quali tutte, laddove scelgano di operare secondo la disciplina del project management, per ovvi motivi, organizzano i loro processi e le conseguenti procedure sulla base del loro contesto, della tipologia dei progetti trattati, della loro passata esperienza, delle loro specifica cultura.
In quest’ottica, la ISO 21502 ha il pregio, a nostro dire, di essere una “guidance” non prescrittiva e di lasciare le Organizzazioni libere di decidere il miglior approccio (waterfall, agile, o altro) per gestire i progetti, fermo restando che chi li gestisce conosca le cosiddette “practices” definite come “i metodi, le tecniche e gli strumenti specifici utilizzati in progetti e programmi per realizzarli con successo”
Queste “pratiche” sono il DNA distintivo del Project Manager, gli strumenti quotidiani che gli consentono di avere sotto controllo lo sviluppo del progetto. Lavorare per progetti significa pianificare, organizzare e gestire tempo, risorse, costi, qualità e rischi differenti in attività finalizzate al raggiungimento di un obiettivo predefinito, seguirle costantemente durante il loro svolgimento, per verificarne l’andamento, cogliere le anomalie per poter intraprendere le opportune azioni correttive, e altro ancora.
Ci aspettiamo che quanto prima la UNI rivedrà la Norma 11648 – riferimento della Certificazione in PPM – per recepire la ISO 21502, che annulla e sostituisce la ISO 21500, attuale riferimento per le “Hard Skill”; ed è quindi in questo spirito che Alfa Ambiente sta già progettando dei corsi specifici per formare e portare alla certificazione Project Managers e RUP della Pubblica Amministrazione, tecniche per addestrare team di progetto, soluzioni per supportare Aziende ed Enti della PA ad adottare il Project Management apportando benefici reali e misurabili.
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